Una “finestra” è un affaccio sul mondo

Nel corso dell’anno scolastico appena concluso, in collaborazione con i Centri Astalli di Trento e Vicenza, abbiamo incontrato migliaia di studenti e studentesse nelle scuole superiori dei rispettivi territori grazie al progetto “Affacci sul mondo. Percorsi di educazione civica”. Il cuore degli incontri con studenti e studentesse? La testimonianza di una persona rifugiata.

Da oltre vent’anni Popoli Insieme porta nelle scuole del territorio il progetto “Finestre. Storie di rifugiati”, ideato dal Centro Astalli all’inizio degli anni 2000. Questo approccio all’educazione interculturale e all’approfondimento sulle migrazioni forzate, che mette al centro l’ascolto e l’incontro con una persona rifugiata, è un patrimonio condiviso anche con il Centro Astalli Trento e il Centro Astalli Vicenza.

Ecco perché quest’anno, dopo due anni di pandemia e didattica a distanza, abbiamo deciso di lavorare in concerto sui nostri rispettivi territori per approfondire tematiche come la migrazione forzata, l’accoglienza e l’inclusione attraverso la testimonianza di una persona rifugiata, nonché focus e approfondimenti specifici (rotte migratorie, cause delle migrazioni, donne e migrazione forzata ecc.).

Un aspetto importante del progetto “Affacci sul mondo”, realizzato grazie al sostegno dell’Unione Buddhista Italiana, è stata da un lato l’attenzione dedicata alla formazione e al confronto tra operatori e volontari delle tre organizzazioni e dall’altra l’analisi di valutazione dell’impatto del progetto. Dopo i laboratori, infatti, a ragazzi, ragazze e docenti, è stato somministrato un questionario per comprendere l’impatto dell’esperienza vissuta in classe e, in particolare, quello dell’ascolto della testimonianza.

Dal lavoro quotidiano a contatto con studenti e studentesse emerge quanto ascoltare i numeri e le definizioni dei fenomeni migratori, ma soprattutto le storie delle persone rifugiate che vengono in classe a raccontarsi, sia fondamentale per riuscire a comprendere meglio il mondo intorno a loro. Questo è risultato evidente anche dopo l’analisi dei questionari somministrati dalle tre organizzazioni alle classi incontrate in quest’anno: la maggior parte dei giovani, dopo aver partecipato al laboratorio, ha sentito l’esigenza di informarsi e approfondire il fenomeno. L’esperienza di “Affacci”, infatti, è stata generativa: in molti hanno affermato di sentire il bisogno di condividere quanto ascoltato con altre persone, di parlare della testimonianza e delle nuove informazioni acquisite. Una grossa fetta degli intervistati ha dichiarato di voler conoscere e incontrare le persone migranti e rifugiate sul territorio e, quasi il 10% dei partecipanti, ha mostrato il desiderio di attivarsi in prima persona.

La stessa crescita si è potuta vedere anche negli operatori, nei volontari e nei testimoni che hanno concretamente reso possibile i laboratori e che hanno avuto modo di confrontarsi, di partecipare a delle formazioni e di rileggere insieme l’anno trascorso tra sfide, difficoltà, soddisfazioni e nuovi “affacci” sul mondo. Alla fine di questo percorso, grazie agli stimoli e alle prospettive dei più giovani, è ancora più chiaro quanto l’ascolto della testimonianza di una persona rifugiata e l’approfondimento del fenomeno delle migrazioni forzate attraverso dati e informazioni chiare e dirette faccia la differenza in ragazzi e ragazze, facendoli diventare a loro volta agenti di cambiamento e aprendo in loro “finestre” e “affacci sul mondo”.

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